sabato 26 novembre 2016

Rita Cuccuru, Sogno Mondiale.
"Buongiorno Cuccuru". "Buongiorno Sannelli".
Così inizia la giornata Rita Cuccuru: sentendosi con il suo allenatore Federico Sannelli per programmare i test e gli allenamenti a cui sottoporsi, con in testa il prossimo traguardo da tagliare.
Un rapporto importante tra i due che prosegue da 4 anni. A detta di Sannelli, lei "è stata l'inizio di tutto", di tutto quello che adesso è OTB e delle 7 medaglie conquistate a Rio. La Cuccuru è stata infatti la prima atleta seguita da OTB che ne ha curato il delicato passaggio dall'handbike al Triathlon. Da lì in poi "siamo cresciuti insieme, io come tecnico e lei come atleta" prosegue Sannelli.
Rita si affaccia al mondo del triathlon con grandi incertezze e senza saper nemmeno nuotare: in vasca non arrivava a fare 10 metri. Ma ricorda quei momenti con grande divertimento e grande soddisfazione per i progressi fatti in questi 4 anni. E il Dvd delle riprese di quelle prime bracciate in vasca lo tiene in bella vista sullo scaffale di casa sua: perché bisogna sapere da dove si parte per arrivare lontano.
Rita Cuccuru lo sa bene da dove arriva e ne è orgogliosa: La Sardegna è la sua amata terra e lo sport è il suo riparo dalla tempesta.
Nel 1995 infatti, mentre nella radio passa "High and Dry" nuovo singolo dei Radiohead, un incidente stradale le porta via la facoltà di camminare, ma non la voglia di correre. Spronata da sua sorella Giovanna, Rita si avvicina all'handbike ritrovando quella spinta vitale che le mancava.
Questa spinta con il supporto del coach Sannelli la motiva a lavorare, a sudare e a piangere per dei nuovi e più grandi obbiettivi. E i risultati non tardano ad arrivare:
Si qualifica Campionessa Italiana di ParaTriathlon nel 2014 e nel 2015. Nel 2014 vince il mondiale di Duathlon a Pontevedra, città spagnola famosa come la "città senza automobili" per essere stata pedonalizzata quasi interamente, un occhiolino del destino ad una persona che deve la sua disabilità ad un incidente automobilistico. 
Il 2015 è  l'anno che segna il suo ingresso nel Team Equa, coach Sannelli invero lavorava già da diversi mesi in Equa e il presidente Ercole Spada, da buon sardo, voleva fortemente Rita con sé e così l'abbraccio con il team è stato una normale conseguenza.
Ma il 2015 è anche l'anno che racchiude la più scottante delusione sportiva e la più gratificante soddisfazione della sua carriera. Un momento di buio e un momento di luce:
Il momento più buio arriva a Chicago, in occasione del campionato del mondo, dove non riesce a raggiungere la medaglia che invece l'anno prima aveva fatto sua, con un terzo posto ad Edmonton. La fredda oscurità della sconfitta si fa sentire.
Il momento di luce invece accade nella città natale del protagonista del celebre romanzo di Mary Shelley "Frankenstein, o il moderno Prometeo", titano greco noto secondo la leggenda, per aver rubato il fuoco degli dei donandolo agli uomini. La luce di quel fuoco irradia anche Rita: A Ginevra infatti diventa Campionessa Europea di Paratriathlon a seguito di una gara perfetta. Un successo prestigioso che è stato la chiusura di un percorso importante.
Il 2016 per Rita è stato un anno di transizione che ha segnato il ritorno dal triathlon all'Handbike: stagione in cui peraltro è stata la seconda migliore in Italia, dietro alla campionessa del mondo Francesca Porcellato.  
La prossima sarà una stagione importante, orientata verso un unico obbiettivo: Il mondiale in South Africa che si svolgerà alla fine di Agosto.
Si selezioneranno alcune competizioni internazionali e gare di coppa del mondo puntando ad una convocazione nella nazionale italiana, con in mente un grande sogno. Quella gara in South Africa.
Gara prima della quale seguirà il solito rituale: si scriverà sul braccio il nome del suo angelo custode, Mamma Emilia, nome che ora è impresso in bianche lettere anche sulla sua Handbike (vedi foto sotto). Gara in cui pedalata dopo pedalata cercherà di portare l'Italia e la sua Sardegna sul gradino più alto del mondiale. 
Al suo fianco Federico Sannelli, pronto ad aiutarla a realizzare quel Sogno:
"Buongiorno Cuccuru"  non smettere di sognare, perché "quando sogna, l'uomo è un gigante che divora le stelle."
R.M.







mercoledì 9 novembre 2016

"El Papu" Gomez e l'isola che non c'è
Alejandro Gomez potrebbe benissimo essere un personaggio ideato dalla mente di James Matthew Barrie, che seduto su una panchina ad Hyde Park diede vita ad uno dei personaggi più amati della letteratura: Peter Pan.
La vita del Papu ricorda in molti aspetti quella del ragazzino vestito di verde che volando verso la seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino raggiungeva l'isola che non c'è.
Il bambino di albiceleste vestito infatti non è mai cresciuto, si è fermato a 165cm e ha mantenuto un irriverente gioia di vivere che solitamente palpita nelle rotondità delle guance dei bambini. L'ultimo episodio che ne evidenzia l'essenza di eterna fanciullezza è la fascia di capitano raffigurante "Holly e Benji" che il Papu ha indossato in occasione di Sassuolo-Atalanta. Gara che per inciso la Dea ha vinto per 0-3 e dove Gomez ha aperto le marcature con un gol da rapace.
Ma la storia di Papu Pan inizia in Argentina, in quella Buenos Aires che ha dato i natali a svariati artisti del fùtbol, e precisamente nel Arsenal Fùtbol Club dove alla precoce età di 14 anni viene convocato nel ritiro precampionato con la prima squadra. 
A soli 17 anni, poi, l'allenatore del club di Sarandì, tal Jorge "Burru" Burruchaga ne rimane folgorato e lo fa esordire.
Nei quattro anni che seguono il Papu colleziona 77 presenze e 14 gol, di cui i più importanti sono i due segnati in finale della Copa Sudamericana, che ne valgono il titolo, nel leggendario Stadio Azteca, unico stadio insieme al Maracanà  ad aver ospitato due finali dei mondiali e che nel '86 ha visto trionfare l'Argentina per 3-2 contro la Germania, proprio con un gol del suo allenatore Burruchaga; corsi e ricorsi della storia.
Il sodalizio con i propri allenatori è un altro fil rouge nella carriera del Papu: infatti nel 2009 passa al San Lorenzo, squadra che vanta un tifoso speciale in Città del Vaticano, dove viene allenato da un giovane allenatore che negli ultimi anni sta avendo una carriera di altissimo livello e che probabilmente in questo momento è tra i primi 3 allenatori al mondo: El Cholo Simeone
L'esperienza con i Boedi dura solo un anno perché nell'estate del 2010 Gomez sbarca nel calcio europeo, al Catania, dove un anno dopo lo raggiunge come tecnico il Cholo che con il tridente albiceleste composto dal Papu, Maxi Lopez e Bergessio conquista una strepitosa salvezza.
I tre anni a Catania sono emozionanti e pieni di vita per Gomez e terminano nel 2013 quando, al top della carriera, sbaglia scelta di vita e va a giocare in Ucraina. Quella al Metalist è l'unica esperienza grigia di una vita a colori che però si riaccende subito d'azzurro nel 2014: Il Papu infatti sposa la causa bergamasca e firma con l'Atalanta, squadra che in quanto ad argentini la sa lunga. Da Humberto Maschio a German Denis passando per Caniggia la Dea ha sempre sospirato per i campioni che provengono dalla terra del fùtbol.
Il Papu con l'Atalanta gioca sempre meglio ogni stagione, con un crescendo di prestazioni che lo hanno innalzato ad idolo della curva atalantina e alla fascia di capitano.
L'estate appena trascorsa è stata all'insegna dei balletti in riva al mare o a bordo piscina e ha visto due assoluti protagonisti:
Gianluca Vacchi e il Papu Gomez
Infatti il capitano dei bergamaschi è un fenomeno di simpatia oltre che sul campo da gioco, perché la sua indole bambinesca è una risorsa preziosa, una qualità che ne fa di lui un inno al calcio romantico, quello giocato per passione da un bambino nella sua cameretta con una pallina ricoperta di polvere di stelle.
L'Atalanta di quest'anno, guidata da un maestro di calcio come Gasperini, sta facendo sognare tifosi e appassionati con grandi prestazioni a suon di gol e di giocate ad alta velocità. Una squadra giovane capitanata da un ragazzo non più giovane ma che non vuole crescere mai..
Papu Pan.
R.M.