sabato 17 settembre 2016

MARKO PJACA, l'Houdini di Zagabria
Il 6 Maggio 1889 a Parigi veniva aperta al pubblico ufficialmente, per l'Esposizione Universale, La Tour Eiffel. Monumento simbolo di una città e di una nazione Intera. 106 anni dopo, il 6 Maggio 1995, nasce a Zagabria Marko Pjaca. Giovane monumento all'Arte del Dribbling, che se brillerà come gli astronomi del pallone prospettano sarà la stella più splendente di una città e di una nazione intera.
 I suoi genitori erano due lottatori nel vero senso della parola: La Madre campionessa di Judo e il Padre campione di lotta libera, e al piccolo Marko hanno trasmesso il senso della disciplina e dell'agonismo. Pjaca però fin da piccolo decide di non seguire le orme dei genitori "perché in pochi conoscono il più forte wrestler del mondo, ma tutti sanno chi sono i calciatori migliori del mondo" e chi è nato lo stesso giorno della Tour Eiffel porta con sé un'ambizione speciale.
Già a 9 anni viene ingaggiato dalla sua squadra del cuore, la Dinamo Zagabria. La Dinamo è una delle più grandi fucine di talenti del mondo calcistico, 15 giocatori sui 21 convocati dalla Croazia ad Euro 2016 sono cresciuti nel vivaio dei Modri. Questa incredibile produzione di talenti la si deve ai metodi di allenamento professati in quel di Zagabria. Da quando entrano nell'Under 14 infatti i ragazzi del vivaio per 5/6 giorni a settimana si allenano 8 ore al giorno, seguiti da allenatori e preparatori che sviluppano allenamenti personalizzati per ogni singolo ragazzo. Forgiato da anni di allenamenti Steineriani Marko Pjaca è cresciuto fisicamente (è alto 1,86m) e tecnicamente con in mente un unico obbiettivo: Il Grande Calcio Europeo. A 17 anni viene mandato in prestito alla Lokomotiva Zagabria dove fa il suo esordio nella massima serie croata e dove si fa le ossa prima di tornare a casa alla Dinamo. La stagione 2014/15 è quella della consacrazione come miglior talento del calcio croato, in una stagione con 14 gol e 6 assist, impreziosita dalla tripletta contro il Celtic in Europa League. 
Marko ha una vocazione però, che segue con cieca fedeltà, ed è quella del Dribbling. Ne è ossessionato e ne fa una ragion d'essere. Il suo soprannome è il Ronaldinho dei Balcani, per via della sua adorazione lucida dell'ex numero 10 della Seleção, lucida perché non è un'adorazione fine a sé stessa ma il piccolo Pjaca ne studia i movimenti e ne carpisce le mosse con cui l'illusionista verdeoro stordisce i suoi avversari. 
La partita che consegna Marko Pjaca al Grande Calcio è Spagna-Croazia ad Euro 2016, che si giocano proprio nella terra della Torre realizzata da Monsieur Eiffel. Il Ronaldinho dei Balcani ammattisce letteralmente le furie rosse con dribbling e giocate a velocità spaziali. Chiude l'Europeo come il giocatore con il maggior numero di dribbling in relazione ai minuti giocati ed è subito chiaro a tutti che il suo futuro non sarebbe stato più in Croazia.
La chiamata dal Grande Calcio infatti non tarda ad arrivare ed è più che autorevole: la Juventus pentacampione d'Italia. Marko si presenta a Torino con grande umiltà e con in spalla il bagaglio di disciplina e senso del dovere che la Dinamo e la sua famiglia gli hanno fornito. Per la prima volta in vita sua va a vivere da solo, infatti fino a pochi mesi fa viveva ancora con mamma e papà a Zagabria, contribuendo alle spese familiari. 
Questo è Marko Pjaca, un ragazzo semplice, attaccato alla sua famiglia, con grande professionalità e ambizione. Un giocatore di enorme talento, un pioniere del dribbling e della giocata spettacolare.
In questa stagione aspettiamoci di essere stupiti dall'Houdini di Zagabria, la Serie A ha un grande bisogno di talento e di spettacolo e Marko Pjaca è un artista del Dribbling nato lo stesso giorno della Tour Eiffel. Bellezza al potere. 
R.M.




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