martedì 6 settembre 2016

Gonzalo Gerardo Higuain
Buenos Aires. Ottobre 1988. Il piccolo Gonzalo ad appena 10 mesi è ricoverato d'urgenza, una meningite fulminante lo manda in coma. I medici hanno poche speranze ma il bambino ha una forza speciale, esce dal coma e si riprende. Suo padre, Jorge Higuain detto El Pipa, non ha dubbi. "Questo bambino è rimasto per qualche motivo." Si, quel bambino ha il profumo dei campioni, quell'alone di fascino magnetico che conquista tutto e tutti.  Come dirà madridista: "no es un milagro, es Gonzalo Higuain". Ed è vero, non è un miracolo, è Gonzalo Higuain. Quella forza che ha fatto guarire il piccolo Pipita, è la stessa che lo spinge a porsi degli obbiettivi e poi a raggiungerli, la stessa forza che aveva la sua famiglia. Perché se vuoi vedere quanto è forte un albero devi guardarne le radici, e le radici di Higuain sono in una famiglia di duri. Il Suo Viejo, El Pipa, era un difensore, un lottatore vero dal carisma palpabile. Basti pensare che è stato capitano sia al Boca Juniors che al River Plate, privilegio riservato a pochissimi. Ma il più simile a Gonzalo, a detta dei suoi parenti, è il nonno materno. Santos Zacarias. Allenatore di Boxe campione del mondo con Juan Martìn Coggi. Il nonno era un Ganador. Non mollava mai, ci credeva sempre, anche quando tutti gli altri gli dicevano che era impossibile. Ma alla fine aveva sempre ragione lui. Gonzalo Higuain è questo prima di tutto, un Ganador, uno che non molla mai, che insegue la vittoria perché non sa fare altro. Questa ossessione per la vittoria è il motivo che lo ha spinto a cambiare aria dopo una stagione leggendaria con il Napoli, 36 gol in 38 partite di Serie A, come lui nessuno mai. E in Italia c'è solo una squadra che ha la sua stessa ossessione, tanto da avere come manifesto ideologico l'adagio vincere non è importante, ma è l'unica cosa che conta. La Juventus. Il suo è il trasferimento più costoso della storia della Serie A, 90 milioni di euro. Il giocatore che solo pochi mesi prima sigillava il record di gol con una tripletta al Frosinone e con un 36esimo gol irreale (Mertens si accentra dall'angolo sinistro dell'area di rigore,  vede Gonzalo e lo serve con un pallone morbido. Il Pipita ha sei giocatori avversari intorno a sé e deve essere rapido, così stoppa di petto e in acrobazia di destro segna un gol leggendario. La telecronaca di quegli istanti magici di Maurizio Compagnoni e Lele Adani è già parte della storia del giornalismo sportivo italiano.) adesso è assalito dalle critiche per il suo trasferimento e per lo stato di forma in cui si è presentato a Vinovo. Ma Gonzalo è forte, e orgoglioso. El Mundo Deportivo ai tempi del Real Madrid ci aveva visto bene: "Higuain è un duro, soprattutto di testa, sopravvive alle critiche, alle cospirazioni e alle ferite con una fede infinita nelle sue capacità". E questo fa anche nei primi mesi in bianconero e alla prima occasione ufficiale. Juventus-Fiorentina, alla prima di Serie A, entra in campo al 21esimo del secondo tempo sull'1-0 facendo alzare tutto lo Juventus Stadium, ma pochi istanti dopo è la Viola a segnare portando il risultato sull'1-1. Gonzalo è già chiamato a risolvere la prima partita.  9 minuti dopo il suo ingresso in campo il Nueve legge prima di tutti l'azione e si avventa sul pallone facendolo passare tra palo e portiere. Dimostrando tutta la sua capacità di segnare, perché come ha dichiarato il suo allenatore, Allegri, a fine partita. Il gol è la sua arte. E cos'altro ci si poteva aspettare dal figlio di un calciatore e di una pittrice? Higuain nella sua nuova avventura è un giocatore più maturo, pronto ad essere il miglior Gonzalo di sempre. E non chiamatelo più Pipita, ora è cresciuto e tutti i suoi compagni lo chiamano Pipa. Finora abbiamo visto il meglio del Pipita, da adesso aspettiamoci di vedere il meglio del Pipa. 
Buena Suerte Pipa.
R.M.

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